È un cane affidabile, che ama il contatto con le persone che conosce mentre con gli estranei, invece, è molto riservato e diffidente, caratteristica che lo rende un eccellente cane da guardia.

Il carattere dell’Akita Americano è forte, la sua educazione deve cominciare il prima possibile sfruttando la sua predisposizione all’addestramento, ma facendo in modo che provi stima e rispetto per il suo compagno umano, ricorrere alla forza o a metodi coercitivi potrebbe mettere in mostra il suo lato peggiore.

L’Akita ha dimostrato la sua capacità di adattarsi alle esigenze della società moderna. Essa ha dimostrato di essere molto versatile, e ci sono molte attività che potete fare con il vostro amato a 4 zampe.

La sua intelligenza e la natura indipendente può rendere il vostro addestramento più difficile di altre razze, ma toccando le note giuste risulta desideroso di compiacere e di lavorare insieme a voi. Gli Akita sono relativamente silenziosi e tranquilli, e se ben socializzati possono adattarsi agli esercizi di gruppo in fretta. La sua natura protettiva può essere controllata e incanalata direttamente attraverso l’educazione (partendo il più presto possibile) e non deve essere un ostacolo alla loro partecipazione nella maggior parte delle attività. Si noti che la razza di solito impara in fretta ma, preferisce training brevi.

Se si decidesse per l’acquisto di un cucciolo di Akam (Akita americano) il primo consiglio è di non ostinarsi su un determinato colore. Il solo fatto che si preferisca un colore, non vuol dire che questo sia il cucciolo perfetto per la vostra famiglia, il colore è un fattore puramente di gusto personale.

La SALUTE; LA STRUTTURA e il TEMPERAMENTO sono molto più importanti nella scelta di un cucciolo.

Orientatevi verso un cucciolo socievole e amichevole evitando il timido o il dominante se non avete esperienza.

akita americano tipo di razze

Maschio o Femmina anche questa è una scelta personale, ma sappiate che il maschio da adulto diventerà molto grande ed è tardivo nella maturazione attraversando un’ adolescenza più difficile. La femmina è più piccola e matura più rapidamente. In genere è più affettuosa e ubidiente.

Se possibile richiedete di visionare i genitori e richiedete le CERTIFICAZIONI di ESENZIONE da TARE GENETICHE (Displasia Anche, Gomiti e Oculopatie).

Tuttavia l’adorabile cucciolo simile ad un orsacchiotto diventerà un adulto di grandi dimensioni al quale sarà necessario socializzarlo fin dagli inizi e intraprendere un percorso educativo con un professionista (si consiglia un Educatore esperto di queste razze) impostando una buona relazione tra il cucciolo e la nuova famiglia.

Tamakumo-go e Gorumaro-go furono gli stalloni più importanti e di conseguenza gli antenati di molti Akita negli Stati Uniti.

O’BJ fu la prima linea di sangue più importante negli Stati uniti. Oltre 200 O’BJ Akitas, campioni creati dai primi allevatori del Nord America (Barbara j. E Bill Andrews)

La maschera nera non era apprezzata dagli allevatori Giapponesi, molti Akita sono stati importati negli Stati uniti perché gli stessi allevatori Giapponesi riuscirono a vendere in stock agli ingenui Americani a buon prezzo.

La grande coda riccia bilancia la sua figura in proporzione con la testa massiccia.

Il trotto dell Akita americano deve essere energica e forte, con un passo moderato. Mentre il dorso deve rimanere forte, ferma e dritta.

Lo standard della razza non permette il pelo lungo con squalifica nelle prove di bellezza, molti esemplari a pelo lungo hanno dimostrato un temperamento eccellente.

“Socializzare non vuol dire esporre a degli stimoli, ma dare al cane gli strumenti per stare bene in presenza di individui, ambienti e rumori non famigliari“

Tutto parte dal desiderio di avere un Akita Americano visto per strada o in Esposizione Cinofila, dal desiderio, tempo pochi giorni si decide di prendere un cucciolo. Ora la responsabilità è nelle tue mani ed è importante che ti prendi del tempo per documentarti e informarti sulla RAZZA e su gli Allevamenti che SELEZIONANO, questo perché nel momento di prendere il tuo cucciolotto lo vorrai bello morfologicamente, sano e di buon carattere e questo solo Allevatori che Selezionano possono avvicinarsi a tale richiesta.

Visita almeno 3 Allevamenti dopo esserti documentato su di essi e altro errore è ostinarsi sul colore perdendo di vista il tipo di temperamento del cucciolo se più adatto al tuo stile di vita (se alle prime esperienze con questa razza sicuramente meglio una femmina e evitare i cuccioli con carattere troppo forti o troppo timidi) ma qui l’Allevatore saprà consigliarti al meglio conoscendo perfettamente i propri cuccioli e valutando le Tue aspettative di un Akam.

Da qui si deduce che scegliere un Bravo Allevatore / Selezionatore diventa il valore aggiunto all'equilibrio.

Nursery school: il mio personale interesse nell’osservare le interazioni dei cuccioli con l’ambiente unitamente all’esigenza di allevarli in una condizione stimolante in cui fare esperienze finalizzate all’acquisizione di competenze, dalle quali trarre vantaggi per approcciare adeguatamente il mondo esterno.

Valore Aggiunto all’equilibrio del vostro Akam.

Perché?

Perché il cane, come gli altri mammiferi, presenta alla nascita solo degli abbozzi comportamentali, che vanno completati e rifiniti per poter essere adeguati e riconoscibili da parte degli altri soggetti della stessa specie. Il cucciolo non sa ancora comunicare in modo corretto, non ha le competenze di approccio e interazione non conosce le regole sociali di base, non ha autocontrolli, imprime eccessiva forza nelle sue azioni, non ha organizzato in modo coreografico i moduli comportamentali.

I primi due anni di vita rappresentano così una sorta di periodo giovanile.

Trovo molto interessante e a mio avviso indispensabile che il cucciolo rimanga con la madre almeno 70gg. Anziché i 60gg. Previsti dalla legge.

“Nella selezione vanno considerate tante cose, come ad esempio solo fattrici che abbiano linea mammaria completa e riproduttiva, deve esprimere pregi interessanti in selezione, deve avere una buona groppa e ottima attitudine alla maternità e alla prole“ E. Grassi

Tornando ai 70gg. di vita con la madre se non vogliamo che incorra in quei problemi che gli Etologi chiamano da “deprivazione”, ovvero da sottrazione prima del tempo evolutivo occorrente per completare l’apprendistato che completa il comportamentale canino. La madre, infatti, ha un ruolo insostituibile per porre le basi del cane. La permanenza per almeno 70gg. con la madre è la miglior garanzia per avere un cane equilibrato, misurato e capace di relazione sociale. In questi 70gg. il cucciolo ha bisogno di una presenza riconoscibile e dedicata e solo la mamma sa assolvere queste esigenze, attraverso il suo intervento coerente e puntuale, capace di incentivare certi atteggiamenti, correggerne altri e deprimerne altri ancora. Attraverso le sue emozioni la mamma da al cucciolo un significato per i diversi eventi che capitano: per esempio se la comparsa dell’uomo provoca in lei gioia e festosità questo sarà il valore che il cucciolo assegnerà alla presenza umana. Esiste anche un interazione chimica con la madre, grazie a un dialogo complesso di molecole feromonali. Non va dimenticato poi il processo di attaccamento, un evento tutto speciale che trasforma la madre in una base sicura capace non solo di dare accoglienza e protezione, ma soprattutto di sostenere l’esplorazione del cucciolo.

L’uomo non può sostituirsi a quest’azione educativa primaria perché:

  • manca di corrispondenza
  • di forma, di odore, di dialogo
  • che è alla base della riconoscibilità e della mimesi e non può attivare l’immedesimazione, non è in grado di dedicarsi completamente al cucciolo, non sa dare continuità al suo intervento.

Riconosciamo due tipi d’imitazione:

  • l’allominesi, in cui il cucciolo osserva la madre compiere particolari attività, senza necessariamente sapere a cosa servono, e le ripropone in modo più o meno preciso
  • la vicarianza, in cui il cucciolo, che ha particolare bisogno, osserva come la madre risolve il problema e ne riproduce il comportamento solutivo

La mamma insegna al cucciolo che prima di entrare in interazione occorre comunicare, vale a dire esprimere le proprie intenzioni e attendere la risposta dell’altro.

Il cucciolo impara dalla madre le regole sociali, vale a dire:

  • rassegnarsi
  • rispettare i ruoli
  • avere la capacità di autocontrollo
  • concentrarsi

Posso a questo punto affermare che rimanere in cucciolata con la madre 70gg. di vita rappresenti un diritto naturale del cucciolo e la prima garanzia per promuovere una sua corretta educazione sociale e relazionale.

Detto questo, ora il cucciolo è stato scelto e arriva a casa. Uno dei primi errori è volerlo “socializzare” e il pensiero è di portarlo al “parco dei cani” oppure al mercato o al centro commerciale. Un cane socializzato non è un cane che si comporta bene. È un cane che sta bene! Un cane può stare bene e non avere comunque voglia di incontrare cani sconosciuti, persone sconosciute o ambienti troppo rumorosi o caotici. Un cane con le adeguate competenze non solo sa scegliere diverse strategie di relazione, ma sa anche evitare un altro cane. Competenze può significare scegliere di non incontrare un altro cane. Il risultato della socializzazione non è cambiare il comportamento o la personalità di un cane, ma imparare a conoscerlo prima come Specie Animale, poi come Razza e soprattutto come Individuo. A capire quando sta bene, con chi sta bene, cosa lo fa stare bene e cosa lo mette in difficoltà.

La vostra posizione di Leader deve evitare di far sbagliare il vostro Akam, ma imparare a prevedere l’esito di un incontro, e a evitare incontri dannosi per la sua salute emotiva.

In città molti incontri avvengono con i cani al guinzaglio. Il guinzaglio, per quanto lungo costringe il cane ad andare nella direzione scelta dal proprietario, riduce tempi e spazi dell’interazione, inoltre usare il guinzaglio per bloccare il cane, o peggio per tirarlo indietro causa forti stati di stress e uccide la fiducia nel proprietario. Molti cani si lanciano verso altri cani solo perché anticipano la scelta del proprietario di “socializzarli” con altri cani. Questo succede perché fin da cuccioli si è scelto per questo tipo di approccio. Gli incontri forzati, troppo brevi e intensi, causano stati d’ansia nei cani e possono portare a reazioni di allarme, paura e minaccia. La comunicazione aggressiva è parte del normale repertorio comportamentale del nostro Akita Americano. Comunicare è però diverso da voler fare del male. Riuscire a capire la differenza, e prevenire i rischi, richiede esperienza e competenza specifica.

Un incontro in meno è meglio di un incontro che causa danni fisici e emotivi.

Per un cane di famiglia l’elemento più importante per essere felici è una corretta relazione con il proprietario, e con eventuali altri cani di casa. La famiglia, è il centro del tutto. L’incontro con altri cani estranei può essere divertente e utile, ma può anche essere una fonte di stress. Sta a noi capire se il nostro cane ha davvero bisogno di incontrare cani sconosciuti, se ne è in grado, se gli piace e se gli fa bene. Non è qualcosa che dobbiamo fare ad ogni costo per essere dei buoni proprietari. Esistono altre cose che possono fare felice il nostro amico.

Un cane spaventato dagli altri cani può crollare emotivamente e attaccare qualunque cane. In sostanza non è in grado di comunicare, di interagire. Reagisce e basta. Prima di incontrare altri cani in modo sicuro, andrà fatto tutto un lavoro diverso per far capire che i cani non sono un pericolo. È estremamente importante capire che educare un cane non significa sottometterlo, piegandolo ai nostri voleri con la forza e facendolo ubbidire per timore delle conseguenze. Educare un cane vuol dire stabilire con lui un pieno rapporto di collaborazione basato sul reciproco rispetto e sull’impiego di sistemi eticamente corretti e fondati su solide conoscenze.

Per i più un cucciolo è solo un tenerissimo orsetto peloso e morbido. Io oltre a questo ci vedo 24 mesi di “duro lavoro“. Cercate di capire cosa lo fa stare bene, i suoi punti di forza e le sue debolezze, valutate il vostro cucciolo come individuo con caratteristica di razza similari ma mai uguali ad altri Akita Americani.

Inoltre è vero che l’Akam ha bisogno di essere guidato fin da cucciolo, ma Attenzione!, è pur sempre un cucciolo e dobbiamo fargli vivere questo momento senza richieste eccessive. Dobbiamo raggiungere un compromesso tra libertà concessa e la possibilità di gestirlo nella nostra società. Evitiamo di chiedere ad un cucciolo di 3/4 mesi il seduto, la zampa etc... ma lavoriamo sul richiamo e sulla centripetazione ossia creare un feling naturale senza forzature.

Da considerare IL TEMPO. Non possiamo trasformare un cucciolo in un cane educato in un giorno, in una settimana o in un mese con un Akita consideriamo circa 24 mesi di lavoro inserendo piccoli tasselli per volta per raggiungere un buon equilibrio nella convivenza. In mezzo c’è pure il delirio dell’adolescenza che può far vacillare qualunque proprietario consapevole. Ma prima o poi finisce. Un cucciolo ha dei bisogni molto semplici ma fondamentali: il senso di sicurezza, la famiglia, dormire, mangiare, bere, sporcare, sfogare le energie fisiche e mentali. Si deve cercare di soddisfare i suoi bisogni e il senso di sicurezza riguarda la capacità del cucciolo di sentirsi al sicuro e di stare bene.

Dog Trainer - Guido Pichi

FCI  Standard  N° 344 / 14.02.2001

GRANDE CANE GIAPPONESE

ORIGINE:  Giappone

SVILUPPO:  U.S.A.

DATA DI PUBBLICAZIONE DELLO STANDARD ORIGINALE VIGENTE: 25.10.2000

UTILIZZAZIONE: Cane da compagnia

CLASSIFICAZIONE  F.C.I.:

  • Gruppo 2 Cani di tipo Pinscher e Schnauzer Molossoidi e cani bovari svizzeri
  • Sezione 4 razze affini
  • Senza prova di lavoro

BREVE CENNO STORICO: all’origine, la storia del Grande Cane Giapponese ( anticamente Akita americano) è simile alla storia dell’Akita giapponese. Fin dal 1603, nella regione di Akita, gli Akita Matagis (cani di taglia media per la caccia all’orso) venivano usati come cani da combattimento. Dal 1868, questi cani vennero incrociati con i Tosa e   i   Mastiff.   Conseguentemente   la   taglia   degli   Akita   aumentò,   ma   le caratteristiche associate agli Spitz andarono perdute. Nel 1908, la lotta fra cani venne proibita, ma gli Akita furono però conservati   e migliorati,   come   grande   razza giapponese. Infatti, nove superbi esemplari di Akita furono nominati “Monumento naturale” nel 1931.
Durante la 2ª guerra Mondiale (1939-1945) i cani venivano solitamente usati come fonte di pellicce per gli indumenti militari. La polizia ordinò la cattura e la confisca di tutti i cani tranne i Pastori Tedeschi che servivano a scopi militari.   Quando la 2ª Guerra Mondiale finì, gli Akita erano stati drasticamente ridotti di numero e si presentavano in tre varietà distinte: 1) Akita Matagi  2) Akita da combattimento e 3) Akita da pastore.
Ciò creò una situazione molto confusa nella razza. Durante il processo di restaurazione della razza pura, dopo la guerra, Kongo-go della linea di sangue Dewa,  godette  di una temporanea   ma   enorme   popolarità.   Molti   Akita   della   linea   Dewa,   che   esibivano caratteristiche del Mastiff e del Pastore Tedesco, furono portati negli Stati Uniti da membri dell’Esercito Americano. Questi Akita della linea Dewa, intelligenti e capaciti adattarsi ai diversi ambienti, affascinarono gli allevatori americani e questa linea di sangue fu incrementata grazie al crescente numero di allevatori e grande aumento di popolarità.
Il Club americano dell’Akita  fu fondato nel 1956 e l’American Kennel Club (AKC) accettò la razza (iscrizione nel Libro delle   origini, e regolare   ammissione   alle esposizioni) nell’ottobre del 1972. Però, a quel tempo  l’AKC e il JKC (Japan Kennel Club) non avevano stipulato accordi per riconoscere reciprocamente i loro pedigree, e quindi  non   era   possibile   introdurre   nuove   linee   di   sangue   dal   Giappone.   Di conseguenza gli Akita degli Stati Uniti  divennero molto diversi da quelli del Giappone, loro   terra di origine. Essi si  svilupparono   negli   USA come un tipo unico, con caratteristiche  immutate  dal 1955. Questo era in netto contrasto con   lo  sviluppo dell’Akita, in Giappone, che venne incrociato con degli Akita Matagi con lo scopo di ricostruire l’antico tipo di pura razza.

ASPETTO GENERALE
Cane   di   grande   taglia,   di   forte   costruzione,   ben   proporzionato,   con   molta sostanza e pesante ossatura. La testa larga, che forma un triangolo smussato, con muso profondo,   occhi   relativamente   piccoli   e   orecchi   eretti   portati   in   avanti   quasi   a prolungamento della linea superiore del collo, è una caratteristica della razza.

PROPORZIONI IMPORTANTI

  • Il rapporto altezza al garrese / lunghezza del corpo è  di 9 a 10 nei maschi e 9 a 11 nelle femmine.
  • La profondità del torace è uguale alla metà dell’altezza al garrese
  • La distanza dalla punta del tartufo allo stop sta a quella fra lo stop e l’occipite nella proporzione di 2 a 3.

COMPORTAMENTO-CARATTERE
Amichevole, sveglio, responsabile, dignitoso, docile e coraggioso.

TESTA
massiccia, ma proporzionata al corpo; senza rughe quando il cane è a riposo. La testa, vista dal davanti, forma un triangolo smussato.

REGIONE DEL CRANIO
Cranio: piatto e ampio fra gli orecchi. Una sutura metopica non profonda è ben estesa sulla fronte.
Stop: ben definito, ma non troppo brusco.

REGIONE DEL MUSO
Tartufo: ampio e nero.  Una leggera e diffusa mancanza di pigmento sul naso è accettabile solo nei cani bianchi, ma il nero è sempre preferito
Muso: ampio, profondo e pieno.
Labbra: nere. Non pendule; lingua rosa
Mascelle/Denti: mascelle non arrotondate, ma di taglio diritto, forti e potenti. Denti forti con dentatura regolare e completa;   preferita la chiusura a forbice, ma accettabile la tenaglia.
Occhi: marrone   scuro,   relativamente   piccoli,   non   sporgenti,   di   forma   quasi triangolare. Bordi palpebrali neri e aderenti.
Orecchi: decisamente eretti e piccoli se confrontati al resto della testa. Quando l’orecchio è piegato in avanti per misurarne la lunghezza, la punta tocca il bordo superiore dell’occhio. Gli orecchi sono triangolari, leggermente arrotondati all’estremità, ampi alla base, non attaccati troppo bassi. Visti di lato, gli orecchi sono  piegati ad angolo  verso l’avanti sopra gli occhi, seguendo la linea del collo.

COLLO
spesso e muscoloso con un minimo di giogaia, relativamente corto, e che si allarga gradualmente verso le spalle. La linea superiore, molto arcuata, si fonde armoniosamente con la base del cranio.

CORPO
più lungo che alto. Pelle non troppo sottile, né troppo tesa né troppo rilasciata.
Dorso: orizzontale
Rene: fermamente muscoloso
Torace: ampio e profondo. Costole ben cerchiate con sterno ben sviluppato
Linea inferiore e ventre: moderatamente retratti

CODA
larga e ben fornita di pelo, inserita alta e portata sopra il dorso o contro il fianco in un ricciolo a tre-quarti, pieno o doppio, sempre ricadente fino a livello del dorso o più sotto. Nel ricciolo a tre-quarti, la punta cade bene giù sul
fianco. Radice larga e forte.
L’ultima vertebra della coda raggiunge il garretto quando è lasciata pendere o è tirata   in   basso.  Pelo ruvido, diritto e fitto,   senza   alcun   cenno   di pennacchio.

ARTI
ANTERIORI
visti dal davanti, diritti e con pesante ossatura
Spalle: forti e potenti con moderata inclinazione
Metacarpi: leggermente inclinati in avanti con un angolo di circa 15° sulla verticale

POSTERIORI
fortemente   muscolosi,   con   ampiezza   e   ossatura   simili   agli anteriori. Gli speroni sugli arti posteriori vanno generalmente rimossi
Cosce: forti, ben sviluppate, parallele se viste dal dietro
Ginocchia: moderatamente angolate.
Garretti: ben discesi, non deviati in fuori né in dentro

PIEDI
diritti, da gatto, ben arcuati con cuscinetti spessi

ANDATURA
potente, ricopre molto terreno con moderato allungo e spinta del posteriore. Gli arti posteriori si muovono in linea con gli anteriori
.  Il posteriore resta forte, fermo e orizzontale.
MANTELLO
PELO
doppio pelo. Sottopelo folto, soffice, fitto e più corto del pelo di copertura. Il mantello esterno è diritto, ruvido/rigido e un po’ sollevato dal corpo. Il pelo sulla testa, parte inferiore degli arti e orecchi è corto. La lunghezza
del pelo al garrese e groppa è circa di 5 cm., ed è leggermente più lungo che sul resto del corpo, tranne che sulla coda, dove il pelo è più lungo e più abbondante che in ogni altra parte.

COLORE
qualsiasi colore come il rosso, fulvo, bianco etc.; o anche tigrato o pezzato. I colori sono brillanti e puliti, e le macchie sono ben equilibrate, con o senza maschera o stella. I cani bianchi (monocolori) non hanno maschera. I cani pezzati hanno la tinta di fondo bianca con macchie larghe, sistemate simmetricamente, che ricoprono la testa e più di un terzo del corpo. Il sottopelo può essere di diverso colore del mantello di copertura.

TAGLIA
Altezza al garrese:
Maschi    66 – 71 cm
Femmine 61 – 66 cm

DIFETTI
qualsiasi   deviazione   da   quanto   sopra   deve   essere   considerata   come difetto e la severità con cui questo difetto verrà penalizzato deve essere proporzionata alla sua gravità
• Maschi effeminati, femmine mascoline
• Testa stretta o appuntita
• Qualsiasi dente mancante (tranne 2 dei PM1 e/o M3)
Lingua blu o macchiata di nero
• Occhi chiari
• Coda corta
• Gomiti in dentro o in fuori
• Qualsiasi accenno di collare o di frange
• Timidezza o cattiveria

DIFETTI GRAVI
• Poca sostanza
• Ossatura leggera


DIFETTI ELIMINATORI
Tartufo completamente depigmentato.   Tartufo con parti depigmentate (naso Butterfly)
• Orecchi cadenti, pendenti o piegati
• Prognatismo o enognatismo
• Coda a falcetto o non arrotolata
• Maschi sotto 63,5 cm; femmine sotto 58,5 cm.

N.B.
I maschi devono presentare due testicoli apparentemente normali completamente discesi nello scroto

Durante l’era Edo (1616-1868), periodo in cui vennero scoperte ad Odate molte miniere d’oro, cominciò a sentirsi l’esigenza di avere validi cani da guardia e, come è sempre accaduto nelle varie “corse all’oro“, prese piede anche la moda del combattimento tra cani.

I cani di tipo Mitagi, però, erano degli spitz di media taglia, poco adatti a queste nuove mansioni: vennero allora incrociati con il Tosa e con altri molossoidi (mastiff).

Si parla anche di incroci con il pastore tedesco.

Sta di fatto che l’immissione di sangue molossoide ottenne lo scopo di accrescere la taglia e che vennero quasi completamente perdute le caratteristiche di tipo spitz.

Agli inizi del 900 i combattimenti tra cani vennero proibiti, ma ormai l’Akita di tipo più pesante si era diffuso un po’ ovunque: nel 1931 il Giappone scelse nove esemplari e li dichiarò Monumenti nazionali.

Durante la seconda Guerra mondiale, purtroppo, il folto mantello dell’Akita rischiò di portare all’estinzione della razza: infatti tutti i cani vennero confiscati per utilizzare la loro pelliccia per l’abbigliamento dei soldati, mentre la carne veniva utilizzata come cibo.

Al termine della guerra ci si trovò così di fronte a tre tipi distinti: l’Akita Matagi (di tipo spitz), l’Akita da combattimento e quello da pastore.

A questo punto i giapponesi decisero di riportare il cane al tipo originale, utilizzando i Matagi per ripristinare il tipo spitz.

I soldati americani, invece avevano portato con sé i molossoidi (linea Dewa) che diedero origine all’ ”Akita americano”.

Appare evidente che di ogni cane si potesse dire a pieno titolo che fosse il “vero Akita”.

E infatti ognuno riteneva che il suo fosse quello “giusto”: così, per moltissimi anni, i cinofili si scontrarono a più non posso per decidere quale dovesse essere considerato “più Akita” dell’altro. Solo ultimamente si è trovata finalmente l’unica cosa possibile, con la divisione in due razze.

I primi esemplari che sono entrati negli Stati Uniti non erano quelli che poi hanno catturato l’attenzione degli appassionati della razza.

Gli Akita ha iniziato ad essere popolare nel nord America negli anni successivi alla seconda Guerra mondiale.

La fonte primaria dei cani importati è stata costituita dai soldati di ritorno dal loro servizio nel Giappone occupato.

Sebbene l’Akita si fosse difuso sia nella costa occidentale che in quella orientale il maggior numero di esemplari si stabilirono in California dove ancora adesso rimane lo stato con maggior numero di Akita.

Inizialmente la razza ebbe una crescita lenta, purtroppo poca uniformità nelle tipologie dei primi cani e dei programmi di riproduzione. Come per ogni nuova razza i primi anni furono duri, ciò è particolarmente vero quando i cani provengono da paesi in cui la lingua è una barriera per un facile scambio di informazioni.

Questo è quello che capitò all’Akita: dal momento che era necessario tradurre i Pedigree.

La maggior parte dei primi proprietari erano allevatori improvvisati, in molti casi furono i loro primi cani e non avevano la minima idea di come agire.

Fino al 1952 Kelly Spellmeyer fondò l’Akita Dog Association of America: più tardi nel 1959 si convertì nel Akita club of America, tuttavia le cose non erano facili nel mondo del Akita, così alcune persone si separarono e formarono dei propri clubs; ma dopo un po’ tornarono all’Akita club of America.

Infine nel 1973 ci fù l’accettazione da parte dell’American Kennel club come il club ufficiale della razza negli Stati uniti. La razza fu inserita dentro la sezione <<mixing class>> nel 13 luglio 1955 il quale è un passo preliminare di tutte le razze nuove prima di essere riconosciute. I primi cani furono presentati nell’Exposizione del Orange Empire Kennel club- San Bernardino- California nel 1956, ancora quando l’Akita era nella categoria dei mixing class.

Il primo cane che fu registrato nel Stud Book del Akita club of America fu un maschio chiamato NIKKO-GO nato il 13 marzo 1952: questo soggetto a parte la sua fama per essere il primo poi non ha avuto più rilevanza.

Invece il primo cane che ebbe un forte impatto sul programma di allevamento della razza fu HOMARE –NO-HAIKU-GO dal vivaio Shitara in Giappone. Molti di questi cani furono importati dal Giappone e così si preparò il terreno per l’eventuale sviluppo attraverso il lavoro responsabile degli allevatori di ciò che è noto come << Akita Amricano>> .